sabato 27 dicembre 2014

L'ansia è donna!!


Forse perché per prendersi cura della prole ha sempre dovuto avere "fiuto" per i pericoli o forse perché, essendo fisicamente meno prestante della controparte maschile, ha sempre dovuto allenare maggiormente l'istinto a riconoscere i rischi, per poterli prevenire: fatto sta che la donna è davvero più ansiosa dell'uomo. Non è solo un pregiudizio culturale: ora ci sono le prove scientifiche. I ricercatori dell'Istituto di scienze neurologiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Isn-Cnr) di Catanzaro, coadiuvati da Gianfranco Spalletta dell’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, hanno infatti scoperto che le rappresentanti del gentil sesso sono geneticamente più ansiose dei maschietti. Lo studio è stato pubblicato su Social Cognitive and Affective Neuroscience.

I ricercatori hanno rilevato che alla base della predisposizione all'ansia sembrerebbe esserci una variante del gene 5-Httlpr implicato nella regolazione della serotonina (un neurotrasmettitore capace di modulare le emozioni) che causa un aumento della quantità della serotonina stessa, provocando la crescita degli stati ansiogeni. Esaminando l’anatomia cerebrale di centinaia di soggetti sani gli studiosi hanno dimostrato come l’effetto di questa variante genetica a livello cerebrale sia molto influenzata dal sesso: le donne hanno una diversa regolazione e livelli di serotonina maggiori rispetto agli uomini. “Abbiamo scoperto - spiega Antonio Cerasa, ricercatore dell’Isn-Cnr di Catanzaro - che le donne portatrici della variante genetica che conferisce una dis-regolazione della serotonina sono più ansiose degli uomini e questa predisposizione si manifesta, a livello neurobiologico, con un’alterata anatomia di una regione chiave nella regolazione dell’emozione: l’amigdala”.

Il ruolo di questa piccola regione cerebrale è già noto in ambito clinico: “Pazienti affette da disturbi psichiatrici con base ansiosa come bulimia nervosa e disturbi antisociali sono caratterizzate da alterazioni a livello anatomico e funzionale di quest’area - conclude Cerasa -. Grazie ai risultati di questo studio è possibile immaginare che un giorno, non molto lontano, con un semplice esame del sangue e una risonanza magnetica sarà possibile individuare le persone con una più marcata vulnerabilità allo sviluppo di comportamenti patologici”.




Fonte: http://salute24.ilsole24ore.com/

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