venerdì 27 gennaio 2017

Come l'EMDR può aiutare i supestiti ed il dolore della perdita...




RIVIVERE un evento traumatico per integrarlo nella propria coscienza, superando i sintomi psicopatologici conseguenti alla sua mancata elaborazione: è l'obiettivo ideale di molti trattamenti psicoterapeutici, che si propongono di aiutare i pazienti a prendere contatto con le proprie rappresentazioni psichiche non coscienti o non tollerabili, per imparare finalmente a gestirle. Ora i ricercatori sono riusciti a "visualizzare il trauma" nel cervello di persone colpite da eventi catastrofici e a documentare la sua elaborazione dopo un trattamento con la tecnica chiamata EMDR (Eye movement desensitization and reprocessing, o Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari).
Sebbene una certa diffidenza nei confronti dell'EMDR sia ancora presente, soprattutto in alcuni ambienti accademici e in relazione alla scientificità del metodo, il trattamento nel 2013 è stato riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità come efficace per la cura dei disturbi traumatici. Molti clinici esperti della tecnica si sono dedicati alla dimostrazione sperimentale della sua azione, con metodiche di visualizzazione che documentano l'attivazione di diverse aree del cervello, prima e dopo il trattamento, quando i soggetti rievocano le proprie memorie traumatiche. Isabel Fernandez dell'Associazione EMDR Italia, Marco Pagani del CNR e Giorgio Di Lorenzo dell'università di Roma "Tor Vergata" hanno presentato recentemente i risultati di una ricerca condotta su 60 volontari: nel cervello delle persone sopravvissute a eventi catastrofici è possibile documentare con l'elettroencefalogramma l'attivazione delle aree cerebrali legate alle rappresentazioni più cariche di significato emotivo quando viene rievocato il trauma, ma dopo il trattamento EMDR il ricordo traumatico attiva altre zone, dotate di maggiore capacità di elaborazione cognitiva.
Ideata alla fine degli anni '80 del secolo scorso dalla psicologa statunitense Francine Shapiro, l'EMDR nasce da un'osservazione casuale della sua fondatrice, che notò come i suoi occhi tendessero a spostarsi lateralmente quando si soffermava a rievocare alcune sue esperienze traumatiche; osservò anche che, richiamando più e più volte alla mente quei pensieri disturbanti, essi perdevano progressivamente la loro carica emotiva negativa.
Affascinata da tale fenomeno, cominciò a sperimentare il suo metodo: nel giro di sei mesi aveva raccolto una settantina di casi, nella maggior parte dei quali era riuscita a ridurre notevolmente l'ansia associata ai ricordi sgradevoli. Provò quindi ad applicare la tecnica a vittime di stupro o violenze e a reduci di guerra, confermando la validità delle proprie osservazioni.
Dopo più di venticinque anni i terapeuti che nel mondo utilizzano l'EMDR sono decine di migliaia e la tecnica è stata applicata con successo non solo nei casi di stress post-traumatico, ma anche nei disturbi psichici legati ai cosiddetti "traumi relazionali": rapporti difficili con le proprie figure di attaccamento che, per svariate ragioni, possono minare la costruzione di un'identità sicura e di una sufficiente fiducia in se stessi.
La tecnica EMDR, che affonda le sue radici tanto nella psicologia quanto nella neurobiologia, può essere integrata con altri approcci e applicata da clinici con differenti orientamenti terapeutici, ma prettamente cognitivo-comportamentale.

Fonte: www.repubblica.it


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mercoledì 25 gennaio 2017

Spendere soldi fa bene....







C'è chi dice che con i soldi non si possa comprare la felicità, e le ricerche sul tema condotte fino ad oggi sembrano confermare questa teoria. Un nuovo studio pubblicato su Psychological Science da un gruppo di ricercatori della Cambridge Judge Business School e del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Cambridge (Regno Unito) svela però un nuovo aspetto della questione, dimostrando che poter spendere per acquistare prodotti o servizi in linea con la propria personalità aumenta la soddisfazione nei confronti della propria vita e può davvero rendere più felici.

Lo studio ha previsto prima di tutto la classificazione della personalità dei 625 partecipanti in base ai cosiddetti Big Five della psicologia: estroversione, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva e apertura mentale. Grazie alla collaborazione con una banca multinazione con sede nel Regno Unito i ricercatori hanno potuto incrociare i dati sulla personalità con più di 77 mila transazioni bancarie effettuate dai partecipanti. Oltre a rilevare una maggiore tendenza a spendere di più per acquistare prodotti e servizi corrispondenti alla propria personalità (nel caso di una persona estroversa, ad esempio, una cena in un pub) i ricercatori hanno anche osservato un'associazione tra acquisti in linea con la propria personalità e una maggiore soddisfazione per la propria vita.

La conferma dell'associazione è arrivata da un secondo esperimento in cui i partecipanti hanno ricevuto dei buoni da spendere in una libreria o in un bar. Le persone estroverse che hanno potuto utilizzarlo in un bar sono risultate più felici rispetto alle persone introverse che sono state costrette a spenderlo nello stesso modo. Viceversa, gli estroversi obbligati a spendere il buono in una libreria ne sono stati meno felici rispetto agli introversi che hanno potuto usarlo per acquistare libri.

Forse ancora più interessante, i ricercatori hanno scoperto che utilizzare i soldi a disposizione per acquisti in linea con la propria personalità aumenta la soddisfazione personale più che guadagnare molto o poter spendere molto. I soldi, insomma, possono fare davvero la felicità, ma solo se spesi per soddisfare i propri bisogni psicologici. “I nostri risultati – sottolinea Sandra Matz, primo nome dello studio – suggeriscono che spendere soldi in prodotti che ci aiutano ad esprimere chi siamo come individui potrebbe rivelarsi importante per il nostro benessere tanto quanto trovare il giusto lavoro, il giusto posto in cui vivere o addirittura i giusti amici o partner”
                         

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