lunedì 25 luglio 2022

Escapismo: quando la realtà fa paura




Dal sito: www.lucadivenanzio.it


Cos’è l’escapismo? Con questa parola ci si riferisce a una modalità “estrema” di svago la cui finalità consiste nell’estraniarsi dalla realtà, quando quest’ultima è vissuta in modo negativo. Quali sono dunque i comportamenti messi in atto da coloro che soffrono di quella, che soprattutto in tempi recenti, viene considerata a tutti gli effetti una patologia? Iniziamo col dire che nessuno ama soffrire o vivere situazioni stressanti. L’essere umano da sempre, alla ricerca del raggiungimento di uno stato di omeostasi, tende alla fuga quando posto dinanzi a condizioni complesse o a strade particolarmente impervie e difficili da percorrere. Sembrerebbe quindi che la tendenza all’evasione sia frutto dell’evoluzione umana, una caratteristica insita in ognuno di noi e che ci consente di arrivare a un generale benessere psicologico.

E questo è un male? Potrebbe divenirlo, nel momento in cui una corretta e bilanciata predisposizione alla gestione delle emozioni, positive o negative, dovesse lasciar spazio al desiderio di sopprimerle, o allontanarsi da esse utilizzando comportamenti e condotte disfunzionali o dannose. In un mondo che corre sempre più veloce, in cui ci si sente costantemente bombardati da stimoli esterni e compiti da portare a termine nel più breve termine possibile, un numero crescente di persone si rifugia nell’alcol e nelle droghe. Sempre più adolescenti si ritirano in un mondo virtuale fatto di videogames, di vite alternative e di amicizie superficiali, un luogo al riparo da un presente insoddisfacente e da una realtà che, molto spesso, faticano a sostenere.

In generale, il cambiamento dello stile di vita moderno, che si muove in direzione di contesti, ambienti e lavori ogni volta più distanti dalla condizione naturale dell’uomo, ci espone tutti al concreto rischio di allontanarci da una realtà vissuta da molti come sempre più ostile e insostenibile.

Lo stesso fenomeno degli Hikikomori, termine che letteralmente significa “stare in disparte e che identifica quella categoria di persone che hanno deciso, volontariamente, di ritirarsi dalla vita reale sostituendola con quella online, può essere considerato un’estrema manifestazione di escapismo.

Come fare, dunque, per evitare di cadere nella trappola dell’evasione? Per prima cosa, fermarsi un attimo a riprendere fiato, concedersi un momento di pausa dall’estenuante corsa che la società attuale sembra imporre di dover proseguire a tutti i costi. Un sano escapismo, come ascoltare musica, immergersi nella lettura di un libro, immedesimarsi nel mondo fantastico raccontato in un film, non è sbagliato. Aggrapparsi a qualcosa in grado di distogliere per un po’ l’attenzione, in modo sicuro, da una realtà stressante e faticosa, potrebbe anche essere considerata una positiva ancora di salvezza, purché questa venga utilizzata poi per trovare il modo di rigenerarsi e trovarsi ancora più pronti a fronteggiare una realtà che, nelle sue difficoltà quotidiane, merita sempre di essere vissuta appieno con accettazione, in armonia con i propri valori e nella piena consapevolezza.

In collaborazione con Alessandro Bellardi Falconi

https://lucadivenanzio.it/estraniarsi-dalla-realta-es-social-videogame-etc-fa-bene-alla-salute-mentale/

venerdì 17 giugno 2022


La Matrice ACT: Un Valido Strumento Per Favorire La Flessibilità Psicologica



Nell’ambito della psicoterapia contemporanea si guarda con sempre maggiore interesse allo sviluppo di nuovi strumenti terapeutici che siano affidabili, intuitivi e semplici da utilizzare. 

L’uso dell’Hexaflex, il modello che rappresenta graficamente i processi principali del metodo ACT, non sempre si è rivelato di facile attuazione e, nel 2009, lo psicologo Kevin Polk ha pertanto messo a punto un nuovo schema, che prende il nome di “matrice ACT” (20.000 ore di studio!) e che restituisce alla metodologia della stessa Acceptance and Commitment Therapy, da cui deriva, un’immediatezza e una praticità tali da favorirne l’applicabilità e la facile comprensione da parte tanto dei terapeuti quanto dei pazienti.

La matrice è composta da due linee perpendicolari e quattro quadranti e invita a posizionare, all’interno degli stessi, le esperienze e i comportamenti che segnano le tappe della lunga strada percorsa dall’essere umano nel tentativo di raggiungere il traguardo del benessere.
La linea verticale, o linea dell’esperienza, sancisce la differenza tra gli aspetti di cui si fa esperienza per mezzo dei cinque sensi e quelli ai quali ci si approccia attraverso le proprie abilità introspettive e l’attività mentale in generale.

La linea orizzontale, che potremmo definire come linea del comportamento, definisce la separazione tra le azioni che rivestono la funzione di allontanare da esperienze indesiderate, e quelle che hanno invece il compito di avvicinare a qualcuno o qualcosa per l’individuo importante e di valore.

Al centro dell’intersezione tra le 2 linee si colloca, metaforicamente, il soggetto che nota in maniera consapevole i suoi movimenti verso l’una o l’altra direzione.
Nel quadrante in basso a destra verrà domandato al soggetto di scrivere chi o cosa è per lui davvero importante e significativo.

All’interno del quadrante in basso a sinistra si chiederà al paziente di elencare i pensieri, le emozioni e le sensazioni indesiderate che emergono e che lo ostacolano nel muoversi in direzione di chi o cosa è importante per lui.
In quello in alto a sinistra sarà riportata la lista dei comportamenti che gli altri possono notare che il soggetto compie nel muoversi via, allontanandosi, da tali pensieri sgraditi e non desiderati.

Nell’ultimo quadrante, quello in alto a destra, saranno invece elencati i comportamenti e le azioni che gli altri possono vedere che il paziente mette in atto per muoversi verso il suo obiettivo.

In conclusione, la matrice ACT di Kevin Polk costituisce un valido alleato terapeutico, in grado di incentivare nei pazienti la presa di consapevolezza dei comportamenti di evitamento della sofferenza e delle emozioni non gradite e di quelli che invece, al contrario, si muovono verso il raggiungimento di uno stile di vita basato sui valori e sulla significatività individuale. La coscienza di questo favorisce il graduale abbandono dei comportamenti automatici, a volte disadattivi e disfunzionali, restituendo alla persona un grado crescente di libertà di azione e di scelta.

In collaborazione con Alessandro Bellardi Falconi