lunedì 23 febbraio 2015

Il potere logora chi non ce l’ha







“Il potere logora chi non ce l’ha”. L’aforisma, che pare fosse del politico francese Charles Maurice de Talleyrand-Périgord ma che in Italia ha la voce e il volto di Giulio Andreotti, ha una base scientifica. Chi ha il potere non annega nella solitudine e nella tristezza. Tutt’altro. Essere ai vertici sul lavoro, ma anche primeggiare fra gli amici o essere la figura dominante in una relazione amorosa rende più felici. Almeno questa è la conclusione di un team di scienziati israeliani della Tel Aviv University, con uno studio pubblicato sulla rivista ‘Psychological Science’.

La ricerca dà un colpo di spugna al mito del potente solo e logorato sul tetto del mondo che per secoli ha alimentato l’immaginario collettivo. Uno stereotipo infondato, concludono i ricercatori. Confermado la tesi del senatore a vita italiano. Sulla base di una ricerca su potere e personalità, la scienziata Yona Kifer e i suoi colleghi hanno ipotizzato che raggiungere una posizione di autorità possa migliorare il benessere soggettivo attraverso una sensazione di maggiore autenticità. Questo perché, secondo i ricercatori, “il potente è in grado di ‘traghettare’ la sua vita sulla rotta dei propri desideri e inclinazioni”, si sente più se stesso e dunque è più contento.

A sostegno di questa tesi gli scienziati portano i risultati di alcuni esperimenti. Nel primo hanno sondato più di 350 persone per stabilire se la sensazione di potere è da loro associata con il benessere personale in diversi contesti, come il lavoro o il rapporto di coppia. Risultato? Chi si sente più potente tende a essere più contento. E più in alto si trovano gli intervistati maggiormente si sentono soddisfatti, in percentuale il 16% in più rispetto a chi si trova in basso. Questo ‘effetto scettro’ è molto più evidente per i potenti nel mondo del lavoro. Gli impiegati ai vertici sono il 26% più soddisfatti dei colleghi meno autoritari. Il ‘gap’ nella felicità risulta invece ridotto se si considerano le persone che si sentono ‘prime’ fra gli amici o in una relazione a due. Gli scienziati ipotizzano che questo succeda perché l’amicizia viene associata a un senso di comunità più che alle gerarchie e avere potere in questo tipo di relazioni è meno importante, quindi meno benefico. Nel secondo e nel terzo esperimento Kifer e il suo team hanno esaminato la relazione causale fra potere, sentimento di autenticità e benessere generale. I risultati hanno rivelato che essere potenti porta a sentirsi più fedeli a se stessi. E vivere una vita autentica, a sua volta, aumenta il benessere e la felicità, concludono gli scienziati. 









Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it

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